Hotel di Buona Speranza
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Domenico Corna
Hotel di Buona Speranza - Quarta Parte
E' Nata una Rondine - Undicesimo Capitolo
Incipit
Charles non abbandonò mai la musica. Tutti sapevano che ogni
pomeriggio si ritirava nel fienile a suonare, laggiù nel posto
più isolato della casa. Spesso rimaneva fino alla sera.
Componeva tante canzoni che poi riponeva nel cassetto. Diceva
che l’ispirazione era più feconda quando la luna veniva a
trovarlo specchiandosi nei vetri della finestra.
Luke
e Margareth rispettavano la sua riservatezza e non affrontavano
mai l’argomento. Ma una sera di inizio giugno, quando i primi
caldi facevano apprezzare le serate sotto il portico, Margareth
andò a sedersi accanto a lui portandogli una birra. Charles era
intento a provare e riprovare una nuova canzone.
«Bella davvero. E’ un peccato che poi nessuno possa ascoltarla.»
Charles ricambiò il sorriso. «Credimi è meglio così. Ho
provocato troppi problemi. Ho cantato molte canzoni che sarebbe
stato opportuno non avessi mai cantato.»
Margareth rimaneva in silenzio senza capire.
«Talvolta si pensa che l’ispirazione giunga da chissà dove: dal
cielo, dalla luna o da qualsiasi altra parte e forse è così per
tutti coloro che scrivono canzoni. Ma per me è differente. Io, a
mia insaputa, catturo i sentimenti e i problemi che la gente
sente dentro. E’ difficile da spiegare, ma accade proprio in
questo modo.» Charles continuò. «Tutto può funzionare finché non
incontri il proprietario di tali sensazioni. Allora spesso
accade che si senta derubato e messo alla berlina.»
Margareth rimaneva in silenzio. Entrò nel bar per uscire con
un’altra birra che porse a Charles.
«Purtroppo a me le canzoni nascono così. Ho provato a comporle
in modo differente, ma non ci sono riuscito. Riguardano sempre
qualcuno in particolare.»
Margareth sorrise. «Tutte le emozioni sono simili, come pure i
problemi che le determinano. Come fai a capire quando appartiene
a qualcuno in esclusiva?»
Charles annuì. «E’ difficile da credere ma è successo tante
volte. L’ultima settimana, prima che fuggissi via, mi trovavo in
un bar dove era stato organizzato un concerto. Tutto era andato
bene. Avevo ottenuto i soliti applausi ed apprezzamenti. Solo
una ragazza, seduta in prima fila, stava piangendo. L’avevo
vista iniziare a singhiozzare durante una canzone. Non mi
stupii, spesso accade che l’emozione superi il limite della
razionalità e le lacrime sgorghino spontanee sul volto di chi
sta ascoltando. E’ solo questione di tempo, alla fine il
sorriso, come ringraziamento per l’emozione provata, si unisce
insieme con gli applausi.
«Mi
trattenni a lungo nel locale fino alla chiusura. Quando uscì per
tornare alla macchina, quella ragazza si avvicinò puntandomi il
dito. “Tu mi conosci, non è vero?” chiese mentre cercava di
mettersi a favore della luce per guardarmi meglio in volto.
«“Credo proprio di no.” risposi incerto.
«“Allora perché in quella canzone hai parlato di me?” chiese
passandosi il braccio sugli occhi per asciugarli. “Tu hai
rivelato a tutti i miei amici la mia situazione. E’ stato il mio
ex marito a dirti di farlo?”
«La
rassicurai dicendole che non conoscevo lei e nessun altro dei
suoi amici o conoscenti. Si trattava solo di una canzone ed ogni
riferimento era puramente casuale. Ma la ragazza, ancora più
arrabbiata, pensò che si trattasse di un espediente per esimersi
dalle responsabilità.
«“Credi davvero di poter giocare coi miei sentimenti? Io ho
grandi problemi e tu ne fai merce da vendere.”
«“Ma
di quale canzone stai parlando?” chiesi alla ragazza sorridendo,
cercando di calmarla.
«La
ragazza scuoteva la testa. “Tu mi hai fatto davvero male. Spero
che te ne renda conto. Adesso sarà più difficile per me
dimenticare tutto e cambiare vita.”
«Rimasi in silenzio senza capire. Sotto il palo della luce, in
un parcheggio che sembrava grande come l’infinito, mi sentii
perso. Avrei voluto scappare via lontano.
«“Mi
chiamo Mary proprio come nel titolo della tua canzone.”»
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