Nuvole al tramonto di Domenico Corna,
romanzo narrato in terza persona, racconta la storia di Martina,
alternandosi tra presente e passato, tra realtà e sogni.
Martina fin dall’infanzia ha creato e
vissuto in un mondo tutto suo. Questo, lo potete immaginare, è
stato possibile solo grazie alla sua fervida immaginazione, che
le ha permesso di creare quello che più desiderava, senza
confini, senza limiti di spazio, un mondo tutto suo fatto di
natura, salici, nuvole e una casa con una madre affettuosa e un
figlio che diventerà un amico per la nostra protagonista.
Il confine tra realtà, fantasia e
allucinazioni diventerà sempre più labile e instabile; e Martina
si vedrà costretta a fare i conti con sé stessa.
È molto interessante come la fantasia in
questo libro possa assumere una connotazione sia positiva sia
negativa. Effettivamente l’immaginazione di Martina l’ha aiutata
nei momenti più cupi, dove qualcosa la spaventava e aveva
bisogno di evadere dalla realtà, in quei momenti Martina si
sentiva libera. Ma ci sono stati dei momenti in cui è stato
chiaro che quella stessa immaginazione, quell’andare da un luogo
reale all’altro – fantastico – non la rendeva più libera, bensì
una prigioniera.
Lo stile di Domenico Corna è diretto,
semplice e coinvolgente tanto che ho letteralmente divorato il
libro in una domenica autunnale.
È un libro che mescola generi diversi come
per esempio il romanzo di formazione e il genere fantastico
legando il lettore in un intrigo di misteri che si sbroglieranno
man mano fino ad arrivare al finale della storia. Un finale che
devo dire mi ha sorpresa, è successo qualcosa che non mi
aspettavo, e che mi ha piacevolmente colpito.
Insomma, Nuvole al tramonto di Domenico
Corna è stato un romanzo che ho letto volentieri e che mi è
piaciuto. Mi sento di consigliarvelo, soprattutto se – come me –
ogni tanto vi perdete a guardare le nuvole (non per forza al
tramonto) e vi lasciate trasportare dall’immaginazione.