Voce nella Notte
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Domenico Corna
Voce nella Notte - Parte Prima
Attitudini - Primo Capitolo
Incipit
Era l’antivigilia di Natale per Jill e,
per quanto potesse ricordare, una delle peggiori. Il cielo era
così grigio da sembrare quasi inesistente. Guardava fuori dalla
vetrata sperando cadesse la neve, avrebbe portato un po’ di
atmosfera tra i grattacieli di Manhattan limitando la loro
indescrivibile distanza. Avrebbe ammansito la tristezza alla
vista degli impiegati del grattacielo di fronte, seduti ad una
scrivania come la sua, immersi in pensieri simili ai suoi.
Per lei era l’ultimo giorno di lavoro
in quell’ufficio. Ad attenderla c’era già pronta in frigorifero
una bottiglia di spumante con cui brindare al suo addio. In quel
periodo così difficile tanta gente aveva dovuto lasciare il
lavoro ma certamente nessuno con una motivazione simile alla
sua. Lei aveva fatto parte di un ufficio tra i più odiati: le
risorse umane. Assisteva il suo capo nei colloqui coi dipendenti
segnando ogni nota positiva e negativa che li riguardava. Ma
quel mattino era ammalato e si era ritrovata da sola a condurre
due colloqui di assunzione. Il suo capo aveva già indicato quale
dei due doveva essere assunto. Il suo compito si limitava solo a
fingere interesse con l’altro candidato, prospettandogli qualche
vaga possibilità. Ma, sfortunatamente, avendo confuso i loro
nomi, aveva assunto la persona sbagliata. Così, il giorno
successivo, sulla scrivania, aveva trovato la lettera di
licenziamento. Entro una settimana doveva andarsene.
Dopo il brindisi di addio, dopo aver
accettato gli abbracci e i consigli dei suoi colleghi, raccolse
i suoi effetti dalla scrivania ponendoli in una grande scatola.
Prese così l’ascensore e, prima di uscire, riconsegnò il
cartellino identificativo.
Uscì girando subito nel vicolo,
scansando l’aggressivo odore di fritto e salse provenienti dal
ristorante orientale. Un raffica di vento freddo, come uno
schiaffo, l’accolse sulla strada principale mentre con la sua
scatola in mano tentava di farsi largo evitando le lastre di
ghiaccio ai bordi dei marciapiedi e la fila di persone immerse
nei piccoli monitor dei loro telefoni.
Prendere un taxi era un’impresa impossibile, attraversò quindi lentamente il ponte di Brooklyn insieme a tanta altra gente che tentava di difendersi dal forte vento freddo proveniente dal fiume. Riuscì a stento a salire nel suo appartamento e, dopo aver varcato la porta di casa, gettò per terra la grande scatola prima di buttarsi sul letto esausta.
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