Minichì
Parte 4
Parte 3
Parte 2

La casetta a lui destinata si trovava in un bel quartiere di nome Venezia, vicino alla ferrovia, poco distante dal fiume Missouri e da un piccolo lago dal nome buffo: Horseshoe.
Mentre camminava si soffermò a riflettere su quanto fosse differente l’ambiente in cui si trovava adesso da quello in cui aveva trascorso le ultime settimane. Le abitudini ma anche i sapori erano diversi. La gente qui scorreva ai suoi fianchi quasi senza alcun tipo di comunicazione tra loro. Guardavano per terra oppure nei piccoli schermi dei loro smartphones. Invece del divertimento del prossimo Sabato sera, i ragazzi sui marciapiedi delle strade discutevano di applicazioni e socialnetworks.
Si spinse oltre il quartiere per ammirare il lago. Le sponde, se pur poco affollate, erano pulite e ben curate. Solo la canna da pesca di qualche pescatore ogni tanto sbucava tra le foglie degli alberi. Benjamin, avvicinandosi con curiosità, si soffermava cercando di scoprire la quantità di pesci all’interno del piccolo contenitore al loro fianco.
Dietro ad una curva, ad un solo passo dall’acqua, un pescatore se ne stava accucciato su se stesso con la canna penzoloni da un lato. Pensando si sentisse male si avvicinò scuotendolo.
«Mi scusi, si sente bene?»
L’uomo riaprì gli occhi. «Certo ragazzo, non lo vedi? Sto pescando.»
Benjamin non seppe trattenersi da una discreta risata. «Ha dato molti frutti questa particolare strategia?»
Il pescatore rise a sua volta. «Io non me ne sto qui per catturarli ma per trascorrere il tempo.»
Benjamin fu invitato a sedersi e stettero a lungo in silenzio mentre, dopo aver riaperto gli occhi, il pescatore stava controllando la canna e la lenza. L’esca era scomparsa.
«Quell’accidenti di pesce mi ha fregato un’altra volta.» esclamò ridendo e scuotendo la testa. «Si tratta di Fred. A lui piace prendersi gioco di me. Aspetta quando mi addormento per fregarmi l’esca.»
Benjamin sorrise all’immagine del pesce mentre ruba l’esca al pescatore simile alla sequenza di un cartone animato. «Ci sono tanti pesci in questo lago, come fai ad essere sicuro si tratti proprio di Fred?»
«Certo,» rispose con decisione. «è proprio lui. Adesso se ne sta accucciato vicino a qualche sasso, contento per avermi fregato un’altra volta. Aspetta solo il momento in cui decido di andarmene per fare un balzo a pelo d’acqua e salutarmi.»
Benjamin scoppiò a ridere un’altra volta.
«Ti sembra strano avere un pesce come compagno di giochi?» chiese il pescatore.
«Direi abbastanza inconsueto.» rispose Benjamin. «Credevo si fosse nemici.»
«Non conosci il vero pescatore caro ragazzo. Non si sta qui tutto il pomeriggio per portare a casa una preda ma per gustare il silenzio e la solitudine.» Si fece serio e silenzioso. «Vengo qui per giocare con Fred. Lui mi tiene compagnia e riesco a sopportarlo quando si prende gioco di me.»
Benjamin stette in silenzio. Il pescatore scosse la testa.
«Lo so, tutti mi ritengono un poco scemo. Li vedo quando, tornando a casa, passo davanti a loro. Si guardano in faccia ammiccando. Così anche tu adesso riterrai di star parlando con uno scemo.»
Benjamin non sapeva che cosa rispondere. «Io non ti conosco, non posso certo giudicarti. Io non sono la persona adatta a cui chiedere se qualcuno sia scemo a causa delle sue stranezze.»
«Bella risposta.» esclamò il pescatore. «Ma il mondo è pieno di stranezze. Ci sono stranezze lecite e illecite. Io faccio parte di queste ultime per le quali è consuetudine sorridere di compassione. Preferisco comunque starmene qui con Fred piuttosto di frequentare il biliardo di qualche bar.» Emise un lungo sospiro guardando Benjamin con un sorriso. «Vuoi conoscere le mie stranezze? Forse non ne troverai molte altre simili in giro.»
Benjamin annuì e sorrise. Fortunatamente il pescatore non era a conoscenza delle sue. Avrebbe a sua volta riso di compassione nei suoi confronti.


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