Pedina
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Domenico Corna
Pedina - Parte Prima
Pedina - Primo Capitolo
Incipit
Era una mattina
luminosa e tiepida dopo un lungo inverno gelido. Affacciata alla
finestra come ogni mattina, Pedina osservava dall’altra parte
del muro le strade vuote e un automezzo militare in lento
transito come un cane da guardia in allerta per ogni possibile
cambiamento.
Il sole si stava intrufolando con caparbietà negli spazi tra
due palazzi cercando di convincere la densa coltre di foschia
adagiata sul terreno a dissolversi.
Non c’era nulla di diverso, tanto meno pericoloso, ad attirare
la sua attenzione. Le giornate dal suo balcone scorrevano tutte
uguali pur nel profondo contrasto tra la frenesia di Berlino
Ovest e la calma apparente dell’altra parte del muro.
La ragazza emise un lungo sospiro prima di chiudere la finestra
e sedersi al tavolino dove era già apparecchiata la colazione.
La radio stava trasmettendo canzoni provenienti da oltreoceano
con allegri inserti di pubblicità così da invogliarla a
sintonizzarsi ogni volta quando sentiva sorgere una sensazione
di tristezza.
Abitare in un appartamento in cima ad un palazzo, di fronte ad
un muro a dividere due mondi diametralmente opposti, non era
stata una decisione difficile da accettare. Hans, il suo capo
l’aveva convinta come, pur nell’anonimato, si trattasse di una
missione molto importante e non gliel’avrebbe affidata se non
l’avesse ritenuta in grado di adempierla.
Quando giunse a Berlino, una città di frontiera in quel mille e
novecento sessanta, aveva ritenuto di essere finalmente
diventata una vera agente con un compito importante. Solamente
più tardi, realizzò la verità: non sussisteva alcuna missione
vitale nello starsene rinchiusa da sola in una stanza a
controllare e riprodurre su un registratore dalle sembianze di
un enorme topo dalle grandi orecchie, le stupide ed irrilevanti
immagini del muro e dintorni.
Avrebbe dovuto interpretare diversamente i risolini e i cenni
d’intesa dei suoi capi durante l’assegnazione del compito a lei
riservato. Non si era trattato di una missione ma di una maniera
poco simpatica di liberarsi della sua scomoda presenza. Pedina,
il nome scelto per lei, era adeguato a rappresentare il suo
ruolo poco influente: l’ultima, scomoda, la meno determinante
nel grande gioco degli scacchi.
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