Parte 3
Parte 2
Lamochattee, il capo della tribù, se ne stava
seduto all’ingresso della baracca senza degnare un solo sguardo al
sergente il quale si aggirava per rassicurare tutti i membri della
sua tribù. Tutto sarebbe andato bene. Si trattava di poco più di una
passeggiata.
«Perché dobbiamo partire.» aveva chiesto il
nipote. «Non va più bene il posto dove abitiamo?»
«No, dobbiamo partire, i grandi spiriti hanno
scritto il nostro destino. Dobbiamo, senza indugio, abbandonare
questa terra. Alla fine del cammino ce n’è un’altra a noi riservata
che ci sta attendendo. Non dobbiamo essere tristi.»
I soldati erano passati di casa in casa
svegliando gli occupanti. Non avevano avuto alcun riguardo per
nessuno, sia che si trattasse di donne anziane, sia di bambini
appena nati. Se qualcuno era ammalato e non era in grado di
camminare, dovevano prenderlo lo stesso. Se fosse morto in seguito,
lo avrebbero dovuto seppellire lungo il viaggio.
Dovevano portare appresso il minimo
indispensabile per non rallentare il cammino. La partenza era
fissata per il giorno successivo.
La gente del paese, con cui avevano vissuto in
pace fino al giorno prima, si erano nascosti rintanandosi in casa
per non assistere alla deportazione e poter dire a se stessi che in
fondo non era stata colpa loro. Molti nei saloon stavano già
discutendo sul destino della terra abbandonata dalla tribù. Qualcuno
aveva dei progetti al riguardo e si era recato negli uffici per
ottenerne la proprietà.
Dopo averli fatti uscire di casa, dopo averli
esortati a camminare spronandoli con la punta della baionetta, li
riunirono in un grande recinto come cavalli selvaggi appena
catturati. Li fecero sedere per terra mentre i soldati, all’esterno
del recinto, puntavano i fucili nella loro direzione.
Il sergente aveva garantito che, se si fossero
comportati bene, sarebbero giunti tutti sani e salvi a destinazione.
Ma, se si fossero ribellati o avessero tentato la fuga, sarebbero
stati giustiziati sul posto. Avevano l’autorità per farlo e non
avrebbero esitato.
Alla sera Lamochattee aveva riunito la tribù.
Coi colori tradizionali dipinti sul volto e gli anziani seduti
accanto, parlò alla sua gente.
«Oggi è un giorno triste per tutto il nostro
popolo. Dobbiamo abbandonare le terre dei nostri antenati, cacciati
via senza una ragione se non quella del profitto. Qualcun altro è
pronto a occupare le nostre terre, a far nascere i frutti, non per
sfamare le loro famiglie, ma per produrre ricchezza necessaria ad
aumentare i loro piaceri. Dobbiamo seguire un destino davvero molto
difficile da comprendere.
«Noi disprezziamo questa gente e la loro
decisione di cacciarci via per prendersi ciò che ci appartiene. Un
giorno anche loro dovranno rendere conto dei loro gesti. Anche loro
piangeranno come noi stiamo piangendo adesso.
«Molto tempo fa li abbiamo combattuti, abbiamo
difeso le nostre terre anche quando vennero qui coi loro fucili
facendoci capire di essere più forti di noi. Non ci siamo tirati
indietro nella lotta. Quando hanno compreso di non riuscire a
vincere se non ammazzandoci tutti, allora non hanno esitato ad
estrarre un’altra più terribile arma: la menzogna.
«Abbiamo firmato un accordo per consentire a
tutti di vivere in pace. Così li abbiamo accolti nelle nostre terre
come nostri fratelli. Abbiamo accettato la loro cultura così diversa
dalla nostra.
«Ma la loro avidità non aveva fine e hanno
voluto firmare un nuovo accordo per limitare ulteriormente il
possesso delle nostre terre. Dissero che si trattava di un accordo
definitivo e non ce ne sarebbero stati altri. Potevamo finalmente
vivere in pace.
«Sono passati solo pochi anni e la loro
avidità e menzogna ci costringe ad andare via. Ci hanno parlato di
una terra più adatta per noi lassù a nord-ovest dove potremo vivere
in pace.
«Ma io conosco la loro menzogna, il loro
parlare falso e malvagio. Ci condurranno laggiù dove non esiste
niente altro se non terre incolte, per appropriarsi di ciò che da
sempre ci è appartenuto.
«Ma, se i grandi spiriti hanno permesso questo
scempio, che il nostro destino fosse di andarcene via, io credo ci
sia una ragione. Loro hanno letto nell’animo dell’uomo bianco
scoprendo la loro falsità e menzogna, hanno riconosciuto quel
terribile veleno che, purtroppo, si sta insinuando anche tra la
nostra gente. Se fossimo rimasti qui, presto anche i nostri figli
sarebbero diventati come loro: avidi ed infingardi, perdendo
quell’onore che, da sempre, ci contraddistingue per diventare come
loro.
«Forse un giorno riusciremo a camminare tra i
serpenti senza essere offesi dal loro veleno, forse saremo tanto
forti da non temere di essere contagiati, ma oggi non siamo immuni
di fronte alla loro avidità. Non possiamo diventare come loro.
«Io ve lo posso garantire: i grandi spiriti
hanno deciso il nostro esilio per non vederci diventare come loro.
Quando una malattia diventa insanabile bisogna assumere rimedi
altrettanto decisivi.
«Io credo nei grandi spiriti e nei nostri
antenati, guide del destino della nostra gente. Non dobbiamo avere
paura ad andarcene. Una nuova terra ci sta attendendo da poter
chiamare casa. Non abbiate paura. Stiamo tutti uniti e, quando
qualcuno barcollerà nel dubbio, sorreggiamolo, attendendoci lo
stesso quando, in questo lungo e difficile viaggio, accadrà anche a
noi.
«Voi giovani e valorosi guerrieri, non
consumate le vostre forze ad odiare i soldati al vostro fianco. La
medicina è amara da bere e loro rappresentano quel cattivo,
disgustoso sapore. Ma loro sono solo strumento di un potere
proveniente da lontano. Eseguono solo degli ordini.
«Le vostre forze utilizzatele per sorreggere
chi fa più fatica degli altri. Siate forti ed orgogliosi della
vostra gente. Voi siete il futuro, con la vostra forza la nostra
patria futura crescerà rigogliosa. I figli ed i figli dei vostri
figli non vi ricorderanno come chi ha abbandonato la terra, ma come
chi, col loro valore, hanno avuto il coraggio di costruire una
patria per la loro progenie.»
Predisposizioni -
Incipit
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Parte 1