La casetta a lui destinata si trovava in un bel quartiere di nome
Venezia, vicino alla ferrovia, poco distante dal fiume Missouri e da
un piccolo lago dal nome buffo: Horseshoe.
Mentre camminava si soffermò a riflettere su quanto fosse differente
l’ambiente in cui si trovava adesso da quello in cui aveva trascorso
le ultime settimane. Le abitudini ma anche i sapori erano diversi.
La gente qui scorreva ai suoi fianchi quasi senza alcun tipo di
comunicazione tra loro. Guardavano per terra oppure nei piccoli
schermi dei loro smartphones. Invece del divertimento del prossimo
Sabato sera, i ragazzi sui marciapiedi delle strade discutevano di
applicazioni e socialnetworks.
Si spinse oltre il quartiere per ammirare il lago. Le sponde, se pur
poco affollate, erano pulite e ben curate. Solo la canna da pesca di
qualche pescatore ogni tanto sbucava tra le foglie degli alberi.
Benjamin, avvicinandosi con curiosità, si soffermava cercando di
scoprire la quantità di pesci all’interno del piccolo contenitore al
loro fianco.
Dietro ad una curva, ad un solo passo dall’acqua, un pescatore se ne
stava accucciato su se stesso con la canna penzoloni da un lato.
Pensando si sentisse male si avvicinò scuotendolo.
«Mi scusi, si sente bene?»
L’uomo riaprì gli occhi. «Certo ragazzo, non lo vedi? Sto pescando.»
Benjamin non seppe trattenersi da una discreta risata. «Ha dato
molti frutti questa particolare strategia?»
Il pescatore rise a sua volta. «Io non me ne sto qui per catturarli
ma per trascorrere il tempo.»
Benjamin fu invitato a sedersi e stettero a lungo in silenzio
mentre, dopo aver riaperto gli occhi, il pescatore stava
controllando la canna e la lenza. L’esca era scomparsa.
«Quell’accidenti di pesce mi ha fregato un’altra volta.» esclamò
ridendo e scuotendo la testa. «Si tratta di Fred. A lui piace
prendersi gioco di me. Aspetta quando mi addormento per fregarmi
l’esca.»
Benjamin sorrise all’immagine del pesce mentre ruba l’esca al
pescatore simile alla sequenza di un cartone animato. «Ci sono tanti
pesci in questo lago, come fai ad essere sicuro si tratti proprio di
Fred?»
«Certo,» rispose con decisione. «è proprio lui. Adesso se ne sta
accucciato vicino a qualche sasso, contento per avermi fregato
un’altra volta. Aspetta solo il momento in cui decido di andarmene
per fare un balzo a pelo d’acqua e salutarmi.»
Benjamin scoppiò a ridere un’altra volta.
«Ti sembra strano avere un pesce come compagno di giochi?» chiese il
pescatore.
«Direi abbastanza inconsueto.» rispose Benjamin. «Credevo si fosse
nemici.»
«Non conosci il vero pescatore caro ragazzo. Non si sta qui tutto il
pomeriggio per portare a casa una preda ma per gustare il silenzio e
la solitudine.» Si fece serio e silenzioso. «Vengo qui per giocare
con Fred. Lui mi tiene compagnia e riesco a sopportarlo quando si
prende gioco di me.»
Benjamin stette in silenzio. Il pescatore scosse la testa.
«Lo so, tutti mi ritengono un poco scemo. Li vedo quando, tornando a
casa, passo davanti a loro. Si guardano in faccia ammiccando. Così
anche tu adesso riterrai di star parlando con uno scemo.»
Benjamin non sapeva che cosa rispondere. «Io non ti conosco, non
posso certo giudicarti. Io non sono la persona adatta a cui chiedere
se qualcuno sia scemo a causa delle sue stranezze.»
«Bella risposta.» esclamò il pescatore. «Ma il mondo è pieno di
stranezze. Ci sono stranezze lecite e illecite. Io faccio parte di
queste ultime per le quali è consuetudine sorridere di compassione.
Preferisco comunque starmene qui con Fred piuttosto di frequentare
il biliardo di qualche bar.» Emise un lungo sospiro guardando
Benjamin con un sorriso. «Vuoi conoscere le mie stranezze? Forse non
ne troverai molte altre simili in giro.»
Benjamin annuì e sorrise. Fortunatamente il pescatore non era a
conoscenza delle sue. Avrebbe a sua volta riso di compassione nei
suoi confronti.