L’infermiera
aveva ragione, Venanzio era davvero un nome inconsueto. Ogni
volta, quando a scuola il professore lo pronunciava, era sempre
seguito da un’espressione di sorpresa. Il padre lo aveva
rassicurato riguardo all’importanza della scelta ma, come per
tutto il resto a riguardarlo, non aveva mai eccessivamente
badato alle sue parole.
L’infermiera era uscita dopo avergli
raccomandato di non muovere la gamba ma di lasciarla sospesa a
quel meccanismo di trazione anche se l’effetto dell’anestesia
stava terminando ed avrebbe iniziato a sentire forti dolori.
«Mi raccomando, stai fermo se non vuoi che
tornino per applicarti una nuova ingessatura.»
Il menisco rotto era giunto tanto inatteso
quanto inopportuno. Il giorno successivo avrebbe dovuto
partecipare ad un test per poter far parte di una squadra di
calcio. Diciassette anni era l’età giusta. Pur non provenendo da
una scuola del settore, era stato notato da un allenatore il
quale gli aveva presentato questa possibilità. Ma proprio il
giorno prima, alzando la gamba per prendere la palla, aveva
mancato l’aggancio sentendo una fitta al ginocchio. Aveva
ritenuto si trattasse di un dolore passeggero ma, il giorno
successivo, gli diagnosticarono la rottura del menisco. Così il
suo sogno sembrava terminato.
«Non devi arrenderti,» gli consigliò
l’infermiere venuto a controllare il gesso. «con un poco di
pazienza, tra qualche mese potrai tornare a correre. Il chirurgo
è rinomato per questo tipo di interventi. Altri giocatori,
operati da lui, sono riusciti a tornare in campo.»
Venanzio sorrise per l’incoraggiamento ma
era sicuro che, superati i diciotto anni, sarebbe stato
difficile venire di nuovo ammesso a fare parte di una squadra.
Aveva trascorso l’infanzia giocando nel
piccolo campo di calcio accanto a casa sua sognando come tutti
gli amici, di diventare un giorno un grande giocatore e entrare
nei grandi stadi colmi di gente pronta ad applaudirlo. A giorni
alterni, assumeva il nome dei suoi giocatori preferiti
imitandone gli atteggiamenti e, ad ogni palla entrata in porta,
correva per tutto il campo urlando ed alzando le braccia.