Parte 4
Parte 3
Parte 2
Lamochattee, il capo della tribù, se ne
stava seduto all’ingresso della baracca senza degnare un solo
sguardo al sergente il quale si aggirava per rassicurare tutti i
membri della sua tribù. Tutto sarebbe andato bene. Si trattava di
poco più di una passeggiata.
«Perché dobbiamo partire?» aveva
chiesto il nipote. «Non va più bene il posto dove abitiamo adesso?»
«No, bisogna abbandonare la nostra
casa, i Grandi Spiriti che hanno scritto il nostro destino, ci
spingono senza indugio a incamminarci. Alla fine ce ne sarà un’altra
a noi riservata. Non dobbiamo essere tristi.»
I soldati erano passati di casa in casa
svegliando gli occupanti. Non avevano avuto alcun riguardo per
alcuno, neppure per le donne anziane o i bambini appena nati. Se
qualcuno si trovava in condizioni di malattia o comunque non in
grado di camminare, dovevano prenderlo comunque. Se fosse morto in
seguito, lo avrebbero dovuto seppellire lungo il viaggio.
Dovevano portare appresso il minimo
indispensabile per non rallentare il cammino. La partenza era
fissata per il giorno successivo.
La gente del paese, con cui avevano
vissuto in pace fino al giorno prima, si erano nascosti rintanandosi
in casa per non assistere alla deportazione e in qualche modo per
non sentirsi responsabili. Molti nei saloon stavano già discutendo
sul destino della terra abbandonata dalla tribù. Qualcuno aveva dei
progetti al riguardo e si era recato negli uffici per ottenerne la
proprietà.
Dopo averli fatti uscire di casa, dopo
averli esortati a camminare spronandoli con la punta della
baionetta, li riunirono in un grande recinto come cavalli selvaggi
appena catturati. Li fecero sedere per terra mentre i soldati,
all’esterno del recinto, puntavano i fucili nella loro direzione.
Il sergente li aveva chiaramente
avvertiti: se si fossero comportati bene, sarebbero giunti tutti
sani e salvi a destinazione. Ma, se si fossero ribellati o avessero
tentato la fuga, sarebbero stati giustiziati sul posto. Avevano
l’autorità per eseguirlo e non avrebbero esitato.
Alla sera Lamochattee aveva riunito la
tribù. Coi colori tradizionali dipinti sul volto e gli anziani
seduti accanto, parlò alla sua gente.
«Oggi è un giorno triste per tutto il
nostro popolo. Dobbiamo abbandonare le terre dei nostri antenati,
cacciati via senza una ragione se non quella del profitto. Qualcun
altro è pronto a occupare le nostre terre, a far nascere i frutti,
non per sfamare le loro famiglie, ma per produrre ricchezza
necessaria ad aumentare i loro piaceri. Dobbiamo seguire un destino
davvero molto difficile da comprendere.
«Noi disprezziamo questa gente e la
loro decisione di cacciarci via per prendersi ciò che ci
appartiene. Un giorno anche loro dovranno rendere conto delle loro
gesta. Anche loro piangeranno come noi stiamo piangendo adesso.
«Molto tempo fa li abbiamo combattuti,
abbiamo difeso le nostre terre anche quando vennero qui coi loro
fucili facendoci capire di essere più forti di noi. Non ci siamo
tirati indietro nella lotta. Quando hanno compreso di non riuscire
a vincere se non ammazzandoci tutti, allora non hanno esitato ad
estrarre un’altra più terribile arma: la menzogna.
«Abbiamo firmato un accordo per
consentire a tutti di vivere in pace. Così li abbiamo accolti nelle
nostre terre come fratelli. Abbiamo accettato la loro cultura così
diversa dalla nostra.
«Ma la loro avidità non aveva fine e
hanno voluto firmare un nuovo accordo per limitare ulteriormente il
possesso delle nostre terre. Dissero si trattava di un accordo
definitivo, non ce ne sarebbero stati altri. Potevamo finalmente
vivere in pace.
«Sono trascorsi solo pochi anni da
allora e la loro avidità e menzogna ci costringe ad andare via. Ci
hanno parlato di una terra più adatta per noi lassù a nord-ovest
dove potremo vivere in pace.
«Ma io conosco la loro falsità, le loro
parole malvage. Ci condurranno laggiù dove non esiste niente altro
se non terre incolte, per appropriarsi di ciò che da sempre ci è
appartenuto.
«Ma, se i Grandi Spiriti hanno permesso
questo scempio obbligandoci a seguire l’incomprensibile destino di
andarcene via, io credo ci sia una ragione. Loro hanno letto
nell’animo dell’uomo bianco scoprendo la loro falsità e menzogna.
Hanno riconosciuto quel terribile veleno che, purtroppo, si sta
insinuando anche tra la nostra gente. Se fossimo rimasti qui,
presto anche i nostri figli sarebbero diventati come loro: avidi ed
infingardi, perdendo quell’onore a contraddistinguerci da sempre,
per diventare come loro.
«Forse un giorno riusciremo a camminare
tra i serpenti senza essere offesi dal loro veleno, forse saremo
tanto forti da non temere di essere contagiati, ma oggi non siamo
immuni di fronte alla loro avidità. Stando qui corriamo il rischio
di diventare come loro.
«Io ve lo posso garantire: i Grandi Spiriti
hanno deciso il nostro esilio per non vederci diventare come loro.
Quando una malattia diventa insanabile bisogna assumere rimedi
altrettanto decisivi.
«Io credo nei Grandi Spiriti e nei
nostri antenati, guide del destino della nostra gente. Non dobbiamo
avere paura ad andarcene. Una nuova terra ci sta attendendo da
poter chiamare casa. Non abbiate paura. Stiamo tutti uniti, quando
qualcuno barcollerà nel dubbio, sorreggiamolo, attendendoci lo
stesso quando, in questo lungo e difficile viaggio, accadrà anche a
noi.
«Voi giovani e valorosi guerrieri, non
consumate le vostre forze ad odiare i soldati al vostro fianco. La
medicina è amara da bere e loro rappresentano quel cattivo,
disgustoso sapore. Ma loro sono strumenti di un potere proveniente
da lontano. Eseguono solo degli ordini.
«Le vostre forze utilizzatele per
sorreggere chi fa più fatica degli altri. Siate forti e orgogliosi
della vostra gente. Voi siete il futuro, con la vostra forza, la
nostra patria futura crescerà rigogliosa. I figli e i figli dei
vostri figli non vi ricorderanno come chi ha abbandonato la terra,
ma come chi, col loro valore, ha avuto il coraggio di costruire una
patria per la loro progenie.»
Una Vera Condottiera -
Incipit
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Parte 1