Prima Generazione
Parte 1
Parte 2
Parte 3
Oltreoceano
Parte 4
Gli altri lavori
Narrativa
Poesie
Favole
Domenico Corna
Prima Generazione - Terza Parte
Oltreoceano - Ottavo Capitolo
Incipit
Il viaggio verso
gli Stati Uniti fu piuttosto agitato. Marì non aveva mai volato
su un aereo di linea e si sentiva in ansia per trovarsi ad
un’altitudine così elevata. Le veniva in mente il piccolo aereo
di Trill, un piccolo giocattolo nei confronti di un paese
viaggiante denso di tecnologia.
Crooked invece si sentiva a suo agio, viaggiare in aereo era
sempre stata una consuetudine nella sua giovinezza. Raccontò
della sua famiglia e dei conflitti con suo padre riguardo al
proprio futuro. Quando se n’era andata, sbattendo la porta, gli
aveva giurato di non tornare mai più prima di avere realizzato
le scelte desiderate per la sua vita.
Quando giunsero in aeroporto, prima di sbarcare, l’hostess
chiese di essere seguita accompagnandole verso un’uscita
riservata. Un mezzo aeroportuale le condusse verso un’altra
pista ai margini, dove un aereo aveva già i motori accesi.
Marì era frastornata. Aveva sentito di un controllo simile ad
un interrogatorio per poter entrare nella nazione, invece
nessuno le aveva chiesto nulla. Solamente davanti alla scaletta
d’accesso all’aeromobile, un uomo in divisa con un sorriso le
chiese di mostragli il passaporto. Si ritrovò su un aereo più
piccolo simile al salotto buono di una villa. Quattro poltrone
in pelle erano rivolte verso il centro dove su un tavolino
facevano bella mostra giornali e riviste.
L’hostess le chiese se desiderasse mangiare ma Marì non aveva
fame. Dopo il decollo le fu allora offerto un bicchiere di
spumante. Crooked era al telefono con la mamma mentre
l’aggiornava sulle condizioni del padre. Il suo volto
preoccupato stava a dimostrare la gravità della situazione.
Dopo qualche ora atterrarono su una pista privata dove
un’automobile era in attesa. Ci vollero pochi minuti per
giungere al ranch. La proprietà aveva un ingresso importante con
telecamere e personale di sicurezza. Un alto muro la circondava
mentre uomini a cavallo perlustravano i confini.
Marì era stupita non si sarebbe mai immaginata di vivere una
simile situazione. Quando giunsero a destinazione le parve di
entrare in un paese. La casa padronale era illuminata e
proiettava la sua luce a molta distanza.
Crooked corse verso la casa mentre la mamma stava uscendo. A
lungo si abbracciarono poi entrarono insieme. Il padre non aveva
molte speranze, ormai si trattava di qualche giorno.
Marì si tenne da parte sedendosi sotto il porticato prima
dell’ingresso. Altra gente era seduta poco distante e stava
parlando della situazione. Dicevano come presto tutto sarebbe
mutato nel ranch, dovevano essere pronti ad ogni evenienza.
Dopo qualche istante dalla casa uscì Crooked, aveva il volto
umido. «Scusami se non posso farti compagnia stasera. Voglio
stare accanto a mio padre.»
Marì la rassicurò. Chiese solo il favore di essere accompagnata
in un hotel. Il giorno dopo sarebbe tornata.
Crooked rise e si diresse da un distinto signore di una certa
età seduto sotto il portico. Dopo qualche istante abbracciò Marì
e ritornò in casa dopo averla rassicurata di incontrarsi la
mattina seguente.
«Signora, desidera riposare o ha altri programmi per la
serata?» chiese il distinto signore.
«La ringrazio, ma sono piuttosto stanca, vorrei solo mangiare
qualcosa prima di andare in hotel.»
Il distinto signore sorrise. «Non ha bisogno di recarsi in
alcun hotel. Lei è un’ospite. Io sono a sua disposizione fino a
quando desidera. Se è d’accordo l’accompagno in una casa a sua
disposizione. Se mi informa sulle sue preferenze le faccio
preparare la cena.»
Marì lo guardò stupita. Lei era sempre stata abituata a servire
la gente, dopo aver sentito quelle parole, a fatica si trattenne
dal ridere.
«La ringrazio. Solo qualcosa di frugale.» lo rassicurò Marì.
«Non so quale siano le vostre abitudini ma mi fido di lei.»
Il distinto signore annuì e la invitò a salire sull’automobile.
Ci volle un’altra decina di minuti per giungere alla casa
destinata a lei.
«Le faccio preparare qualcosa di caldo. Le va una zuppa con
verdure?» chiese l’uomo aprendole la porta, consegnandole le
chiavi e un telefono per ogni tipo di esigenza. «Troverà
comunque il frigorifero ben fornito. L’ospitalità per noi è
sacra. Di qualsiasi esigenza necessiti non esiti a chiamarmi,
sono il primo numero nella lista.»
Quando la porta si richiuse non poteva credere ai suoi occhi.
La casa era costituita da tre grandi stanze con una imponente
scala di legno sul lato destro verso la zona notte. Nella sala
accanto era in bella mostra un biliardo e un grande schermo
simile a quello di un cinematografo. Un pianoforte, due chitarre
e l’impianto audio erano a disposizione come se una band si
fosse esibita il giorno prima. In un’altra stanza c’era una
enorme cucina attrezzata dove un tavolone in legno dava un tocco
di antico. Sulle pareti risaltavano stemmi, trofei, insegne e
una grande vetrina con coppe e palle da baseball firmate.
Marì si stupì aprendo la porta finestra verso l’esterno dal
lato opposto da dove era entrata: un grande portico con due
sedie a dondolo, una rivolta verso l’altra, erano in bella
mostra. Una strada di sassolini conduceva ad un laghetto poco
distante protetto da aiuole e siepi. Riusciva a sentire il
profumo fresco dell’acqua corrente. Oltre il giardino si
stendeva un bosco ricco di vegetazione.
Dopo qualche minuto sentì bussare alla porta. Una signora
vestita di bianco recante una grande cesta, dopo aver salutato,
chiese il permesso di apparecchiare la tavola. Con diligenza
approntò la cena. Le indicò il suo nome sul telefono
raccomandando di chiamarla in caso di bisogno.
«Non credo di riuscire a mangiare tutto quello che mi ha
portato.»
La signora sorrise. «Non si preoccupi, qui da noi niente va
sprecato. Abbiamo tanti animali a cui farà piacere mangiare i
suoi avanzi.» Dopo un leggero inchino si accomiatò.
Narrativa
Prima Generazione
Poesie
Favole