Parte 4
Parte 3
Parte 2
Il viaggio verso gli Stati Uniti fu piuttosto
agitato. Marì non aveva mai volato su un aereo di linea e si sentiva
in ansia per trovarsi ad un’altitudine così elevata. Le veniva in
mente il piccolo aereo di Trill, un piccolo giocattolo nei confronti
di un paese viaggiante denso di tecnologia.
Crooked invece si sentiva a suo agio,
viaggiare in aereo era sempre stata una consuetudine nella sua
giovinezza. Raccontò della sua famiglia e dei conflitti con suo
padre riguardo al proprio futuro. Quando se n’era andata, sbattendo
la porta, gli aveva giurato di non tornare mai più prima di avere
realizzato le scelte desiderate per la sua vita.
Quando giunsero in aeroporto, prima di
sbarcare, l’hostess chiese di essere seguita accompagnandole verso
un’uscita riservata. Un mezzo aeroportuale le condusse verso
un’altra pista ai margini, dove un aereo aveva già i motori accesi.
Marì era frastornata. Aveva sentito di un
controllo simile ad un interrogatorio per poter entrare nella
nazione, invece nessuno le aveva chiesto nulla. Solamente davanti
alla scaletta d’accesso all’aeromobile, un uomo in divisa con un
sorriso le chiese di mostragli il passaporto. Si ritrovò su un aereo
più piccolo simile al salotto buono di una villa. Quattro poltrone
in pelle erano rivolte verso il centro dove su un tavolino facevano
bella mostra giornali e riviste.
L’hostess le chiese se desiderasse mangiare
ma Marì non aveva fame. Dopo il decollo le fu allora offerto un
bicchiere di spumante. Crooked era al telefono con la mamma mentre
l’aggiornava sulle condizioni del padre. Il suo volto preoccupato
stava a dimostrare la gravità della situazione.
Dopo qualche ora atterrarono su una pista
privata dove un’automobile era in attesa. Ci vollero pochi minuti
per giungere al ranch. La proprietà aveva un ingresso importante con
telecamere e personale di sicurezza. Un alto muro la circondava
mentre uomini a cavallo perlustravano i confini.
Marì era stupita non si sarebbe mai
immaginata di vivere una simile situazione. Quando giunsero a
destinazione le parve di entrare in un paese. La casa padronale era
illuminata e proiettava la sua luce a molta distanza.
Crooked corse verso la casa mentre la mamma
stava uscendo. A lungo si abbracciarono poi entrarono insieme. Il
padre non aveva molte speranze, ormai si trattava di qualche giorno.
Marì si tenne da parte sedendosi sotto il
porticato prima dell’ingresso. Altra gente era seduta poco distante
e stava parlando della situazione. Dicevano come presto tutto
sarebbe mutato nel ranch, dovevano essere pronti ad ogni evenienza.
Dopo qualche istante dalla casa uscì Crooked,
aveva il volto umido. «Scusami se non posso farti compagnia stasera.
Voglio stare accanto a mio padre.»
Marì la rassicurò. Chiese solo il favore di
essere accompagnata in un hotel. Il giorno dopo sarebbe tornata.
Crooked rise e si diresse da un distinto
signore di una certa età seduto sotto il portico. Dopo qualche
istante abbracciò Marì e ritornò in casa dopo averla rassicurata di
incontrarsi la mattina seguente.
«Signora, desidera riposare o ha altri
programmi per la serata?» chiese il distinto signore.
«La ringrazio, ma sono piuttosto stanca,
vorrei solo mangiare qualcosa prima di andare in hotel.»
Il distinto signore sorrise. «Non ha bisogno
di recarsi in alcun hotel. Lei è un’ospite. Io sono a sua
disposizione fino a quando desidera. Se è d’accordo l’accompagno in
una casa a sua disposizione. Se mi informa sulle sue preferenze le
faccio preparare la cena.»
Marì lo guardò stupita. Lei era sempre stata
abituata a servire la gente, dopo aver sentito quelle parole, a
fatica si trattenne dal ridere.
«La ringrazio. Solo qualcosa di frugale.» lo
rassicurò Marì. «Non so quale siano le vostre abitudini ma mi fido
di lei.»
Il distinto signore annuì e la invitò a
salire sull’automobile. Ci volle un’altra decina di minuti per
giungere alla casa destinata a lei.
«Le faccio preparare qualcosa di caldo. Le va
una zuppa con verdure?» chiese l’uomo aprendole la porta,
consegnandole le chiavi e un telefono per ogni tipo di esigenza.
«Troverà comunque il frigorifero ben fornito. L’ospitalità per noi è
sacra. Di qualsiasi esigenza necessiti non esiti a chiamarmi, sono
il primo numero nella lista.»
Quando la porta si richiuse non poteva
credere ai suoi occhi. La casa era costituita da tre grandi stanze
con una imponente scala di legno sul lato destro verso la zona
notte. Nella sala accanto era in bella mostra un biliardo e un
grande schermo simile a quello di un cinematografo. Un pianoforte,
due chitarre e l’impianto audio erano a disposizione come se una
band si fosse esibita il giorno prima. In un’altra stanza c’era una
enorme cucina attrezzata dove un tavolone in legno dava un tocco di
antico. Sulle pareti risaltavano stemmi, trofei, insegne e una
grande vetrina con coppe e palle da baseball firmate.
Marì si stupì aprendo la porta finestra verso
l’esterno dal lato opposto da dove era entrata: un grande portico
con due sedie a dondolo, una rivolta verso l’altra, erano in bella
mostra. Una strada di sassolini conduceva ad un laghetto poco
distante protetto da aiuole e siepi. Riusciva a sentire il profumo
fresco dell’acqua corrente. Oltre il giardino si stendeva un bosco
ricco di vegetazione.
Dopo qualche minuto sentì bussare alla porta.
Una signora vestita di bianco recante una grande cesta, dopo aver
salutato, chiese il permesso di apparecchiare la tavola. Con
diligenza approntò la cena. Le indicò il suo nome sul telefono
raccomandando di chiamarla in caso di bisogno.
«Non credo di riuscire a mangiare tutto
quello che mi ha portato.»
La signora sorrise. «Non si preoccupi, qui da
noi niente va sprecato. Abbiamo tanti animali a cui farà piacere
mangiare i suoi avanzi.» Dopo un leggero inchino si accomiatò.
Oltreoceano -
Incipit
Parte 1