Nuvola si alzò riprendendo la direzione del giorno precedente.
Il sole aveva iniziato a scaldare il terreno facendo fuggire al
riparo sotto la sabbia i pochi animali ad affollare la sabbia e gli
arbusti.
All’orizzonte notò una grande nube di polvere sollevarsi, spazzata
via poi da un vento vigoroso in direzione delle alture al fianco.
Salì su una piccola collina per meglio osservare l’inconsueto evento
dalla sembianza di un enorme incendio propagarsi per l’intera
pianura.
In mezzo alle folate di vento, notò un cavallo selvaggio, scuro come
la notte, guidare una mandria di suoi simili in una corsa a dirotto.
La sua portanza mostrava orgoglio e maestosità come se stesse
conducendoli verso un territorio agognato.
Stette a lungo a osservarli correre sotto di lei, impressionata da
un’immagine simile a una favola mentre il rumore della corsa si
spandeva lungo la pianura. Vedeva in loro una grande fiducia verso
chi li stava guidando; pur immersi nella polvere, erano fiduciosi
della direzione presa dal cavallo guida.
***
Con l’immagine della mandria e il senso di libertà che conferiva,
Nuvola riprese il cammino ripensando alla serata precedente, al
serpente a sonagli e alla stranezza di non avere lasciato alcun
effetto collaterale nel suo corpo.
Per un istante il sole venne coperto da un’ombra. Volse lo sguardo
in quella direzione scoprendo un falco che volava compiendo lente
virate con l’atteggiamento di chi ha individuato la sua prossima
preda. Indugiando, lo seguì con attenzione fino a quando notò il
volatile iniziare una discesa repentina.
Poco distante un coniglio selvatico stava accanto a un cespuglio,
ignaro del pericolo. Il falco lo afferrò e lo condusse in alto. Il
povero coniglio agitandosi, ottenne di liberarsi e cadde
rovinosamente per terra. Incapace di muoversi attese il ritorno del
falco il quale si posò accanto, con forti beccate fece smettere il
suo agitarsi. Sicuro che la preda fosse ormai morta, lo afferrò e
volò in alto dirigendosi in un luogo sicuro.
Osservando quanto accaduto, lo spirito di Nuvola rimase
inconsuetamente trafitto da un’intensa sensazione di ingiustizia e
infelicità. Senza riuscire a fermare l’impulso, all’improvviso
scoppiò in un pianto a dirotto. Non riusciva a comprendere quello
strano atteggiamento; molte volte aveva assistito a una scena di
caccia o comunque di violenza senza venire devastata nello spirito
in quel modo.
Qualcosa in lei stava mutando, la censura a protezione dello spirito
si era dissolta per lasciarlo allo scoperto, indifeso, incapace di
contrastare emozioni troppo violente.
Si sedette ponendo la testa tra le mani.
«Non devo lasciarmi portare via dalle emozioni!» sussurrò. «Se non
voglio arrivare alla soglia della pazzia, non devo permetterlo.»