Discorsi Mai Pronunciati
Giona
Minichì
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Nuvola conosceva la ragione per cui si trovava seduta col capo chino davanti all’ufficio del direttore in attesa di sfavorevoli notizie. La convocazione non era giunta inaspettata ma come una conseguenza del normale susseguirsi degli avvenimenti nella sua vita. Poche erano state le occasioni di successo in grado di riconsiderarli in maniera differente, come un normale flusso di alti e bassi in una casuale successione. Più si impegnava nell’emergere e più veniva ricacciata in basso da un’apparente, incomprensibile volontà al di sopra di lei.
Non riusciva a trovare una ragione logica nell’aver dovuto abbandonare gli studi alla ricerca di un lavoro col quale saldare le rate pregresse di un finanziamento aperto nell’inutile ricerca di una cura per la mamma. Lei se n’era andata, puntuale come avevano predetto i medici, ma con lei si era portata via anche le poche risorse a disposizione.
Al termine di anni interi di privazioni per riportare i suoi conti in pareggio, giunse anche il giorno di festeggiare il saldo dell’ultima rata. Fu quello il momento in cui, seduta da sola al tavolo del ristorante, si rese conto di non riuscire a condividere la propria gioia. Anche il senso del dovere aveva richiesto il suo pagamento, relegandola in solitudine.

***

Davanti all’ufficio del capo, in un’attesa ben oltre l’orario della convocazione annunciata, Nuvola sbuffò un’altra volta mentre quella porta tardava ad aprirsi, spingendola a proseguire le riflessioni.
Nuvola era stata assunta da una multinazionale nel settore delle traduzioni professionali. Conosceva correttamente cinque lingue per averle imparate fin dall’infanzia acquisendo nel tempo una competente dimestichezza.
Ma quel giorno, nel colloquio per l’assunzione, le avevano offerto l’unica occupazione disponibile nell’azienda: addetta alla cucina, nell’ambito della preparazione dei cibi. Così a chi si occupava di mansioni a cui si sentiva portata, ogni giorno offriva i piatti disposti sul bancone e li condiva in accordo con i loro desideri.

***

La situazione mutò una tarda mattinata quando il direttore, solitamente non avvezzo a frequentare la sala mensa aziendale, era giunto per accompagnare un gruppo di agenti di commercio provenienti da diverse parti del mondo, impegnati in un progetto comune.
I rappresentanti, non avendo dimestichezza con molti dei prodotti esposti, chiesero a Nuvola delucidazioni. La ragazza descrisse in maniera esaustiva il contenuto dei piatti all’agente spagnolo, francese e tedesco. Quando giunse il suo turno, il direttore sorrise, effettuando la richiesta in cinese, con la chiara intenzione di prendersi gioco di lei.
Nuvola chinò il capo. «Non conosco nei dettagli quella lingua» rispose ripetendo la frase appena pronunciata. «Però ritengo mi abbia chiesto se quel tipo di legname sia commestibile!»
I rappresentanti, a seguito della sua risposta, scoppiarono a ridere ponendo la mano sulla sua spalla, dirigendosi poi verso uno dei tavoli liberi. Il capo rimase ancora per qualche istante a osservarla con atteggiamento scostante prima di afferrare il piatto e unirsi a loro.
«Sei impazzita?» l’aveva ammonita l’altra ragazza addetta allo stesso servizio. «Quello ti fa fuori! Gli hai fatto fare una brutta figura!»

***

Le previsioni furono errate e Nuvola si spostò dal-la cucina, ai piani superiori. Abbandonò mestoli, for-chette e coltelli, per acquisire un PC utile alla sua nuova occupazione nelle traduzioni. Le fu affidata una scrivania in un piccolo spazio comune, diviso dagli altri mediante una piccola parete in cartongesso.
Quando le consegnarono il primo lavoro da eseguire, il cuore iniziò a correre velocemente. Si trattava di un enorme faldone con molte centinaia di fogli disposti appositamente alla rinfusa. Sicuramente qualcuno voleva scoraggiarla, rea di aver preteso di unirsi a loro in maniera inopportuna.
Dopo l’iniziale smarrimento, Nuvola non si perse d’animo. Si portò il faldone anche a casa impiegando tutto il tempo disponibile nell’effettuare la traduzione nella maniera più professionale possibile. Trascorsi due giorni, al termine della compilazione del file, lo inviò al direttore e, per conoscenza, al responsabile del suo settore, in attesa di un successivo compito da eseguire.
Lo stesso pomeriggio il direttore la fece chiamare congratulandosi per l’incarico portato a termine con velocità e competenza.
In breve, Nuvola scalò tutte le posizioni nella gerarchia fino a ottenere un ufficio tutto suo. Effettuò diverse trasferte, accompagnando e assistendo i clienti nei loro contratti più importanti.
Ma la situazione dell’azienda divenne precaria a causa della congiuntura economica nella quale la casa madre negli Stati Uniti si era venuta a trovare. Il personale doveva essere ridotto in previsione della chiusura della filiale.
Per questa ragione Nuvola in quel momento si trovava seduta davanti alla porta del direttore a osservare le colleghe uscire in lacrime tenendo in mano una cartelletta contenente le istruzioni di supporto pratico e morale sul comportamento da adottare in tali frangenti.

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