Parte 4
Parte 3
Parte 2
Charles non abbandonò mai la musica. Tutti
sapevano che ogni pomeriggio si ritirava nel fienile a suonare,
laggiù nel posto più isolato della casa. Spesso rimaneva fino alla
sera. Componeva tante canzoni che poi riponeva nel cassetto. Diceva
che l’ispirazione era più feconda quando la luna veniva a trovarlo
specchiandosi nei vetri della finestra.
Luke e Margareth rispettavano la sua
riservatezza e non affrontavano mai l’argomento. Ma una sera di
inizio giugno, quando i primi caldi facevano apprezzare le serate
sotto il portico, Margareth andò a sedersi accanto a lui portandogli
una birra. Charles era intento a provare e riprovare una nuova
canzone.
«Bella davvero. E’ un peccato che poi nessuno
possa ascoltarla.»
Charles ricambiò il sorriso. «Credimi è meglio
così. Ho provocato troppi problemi. Ho cantato molte canzoni che
sarebbe stato opportuno non avessi mai cantato.»
Margareth rimaneva in silenzio senza capire.
«Talvolta si pensa che l’ispirazione giunga da
chissà dove: dal cielo, dalla luna o da qualsiasi altra parte e
forse è così per tutti coloro che scrivono canzoni. Ma per me è
differente. Io, a mia insaputa, catturo i sentimenti e i problemi
che la gente sente dentro. E’ difficile da spiegare, ma accade
proprio in questo modo.» Charles continuò. «Tutto può funzionare
finché non incontri il proprietario di tali sensazioni. Allora
spesso accade che si senta derubato e messo alla berlina.»
Margareth rimaneva in silenzio. Entrò nel bar
per uscire con un’altra birra che porse a Charles.
«Purtroppo a me le canzoni nascono così. Ho
provato a comporle in modo differente, ma non ci sono riuscito.
Riguardano sempre qualcuno in particolare.»
Margareth sorrise. «Tutte le emozioni sono
simili, come pure i problemi che le determinano. Come fai a capire
quando appartiene a qualcuno in esclusiva?»
Charles annuì. «E’ difficile da credere ma è
successo tante volte. L’ultima settimana, prima che fuggissi via, mi
trovavo in un bar dove era stato organizzato un concerto. Tutto era
andato bene. Avevo ottenuto i soliti applausi ed apprezzamenti. Solo
una ragazza, seduta in prima fila, stava piangendo. L’avevo vista
iniziare a singhiozzare durante una canzone. Non mi stupii, spesso
accade che l’emozione superi il limite della razionalità e le
lacrime sgorghino spontanee sul volto di chi sta ascoltando. E’ solo
questione di tempo, alla fine il sorriso, come ringraziamento per
l’emozione provata, si unisce insieme con gli applausi.
«Mi trattenni a lungo nel locale fino alla
chiusura. Quando uscì per tornare alla macchina, quella ragazza si
avvicinò puntandomi il dito. “Tu mi conosci, non è vero?” chiese
mentre cercava di mettersi a favore della luce per guardarmi meglio
in volto.
«“Credo proprio di no.” risposi incerto.
«“Allora perché in quella canzone hai parlato
di me?” chiese passandosi il braccio sugli occhi per asciugarli. “Tu
hai rivelato a tutti i miei amici la mia situazione. E’ stato il mio
ex marito a dirti di farlo?”
«La rassicurai dicendole che non conoscevo lei
e nessun altro dei suoi amici o conoscenti. Si trattava solo di una
canzone ed ogni riferimento era puramente casuale. Ma la ragazza,
ancora più arrabbiata, pensò che si trattasse di un espediente per
esimersi dalle responsabilità.
«“Credi davvero di poter giocare coi miei
sentimenti? Io ho grandi problemi e tu ne fai merce da vendere.”
«“Ma di quale canzone stai parlando?” chiesi
alla ragazza sorridendo, cercando di calmarla.
«La ragazza scuoteva la testa. “Tu mi hai
fatto davvero male. Spero che te ne renda conto. Adesso sarà più
difficile per me dimenticare tutto e cambiare vita.”
«Rimasi in silenzio senza capire. Sotto il
palo della luce, in un parcheggio che sembrava grande come
l’infinito, mi sentii perso. Avrei voluto scappare via lontano.
«“Mi chiamo Mary proprio come nel titolo della
tua canzone.”»
E' Nata una Rondine -
Incipit
Hotel di Buona Speranza
Parte 1