Parte 4
Parte 3
Parte 2
Era una mattina luminosa e tiepida dopo un
lungo inverno gelido. Affacciata alla finestra come ogni mattina,
Pedina osservava dall’altra parte del muro le strade vuote e un
automezzo militare in lento transito come un cane da guardia in
allerta per ogni possibile cambiamento.
Il sole si stava intrufolando con caparbietà
negli spazi tra due palazzi cercando di convincere la densa coltre
di foschia adagiata sul terreno a dissolversi.
Non c’era nulla di diverso, tanto meno
pericoloso, ad attirare la sua attenzione. Le giornate dal suo
balcone scorrevano tutte uguali pur nel profondo contrasto tra la
frenesia di Berlino Ovest e la calma apparente dell’altra parte del
muro.
La ragazza emise un lungo sospiro prima di
chiudere la finestra e sedersi al tavolino dove era già
apparecchiata la colazione. La radio stava trasmettendo canzoni
provenienti da oltreoceano con allegri inserti di pubblicità così da
invogliarla a sintonizzarsi ogni volta quando sentiva sorgere una
sensazione di tristezza.
Abitare in un appartamento in cima ad un
palazzo, di fronte ad un muro a dividere due mondi diametralmente
opposti, non era stata una decisione difficile da accettare. Hans,
il suo capo l’aveva convinta come, pur nell’anonimato, si trattasse
di una missione molto importante e non gliel’avrebbe affidata se non
l’avesse ritenuta in grado di adempierla.
Quando giunse a Berlino, una città di
frontiera in quel mille e novecento sessanta, aveva ritenuto di
essere finalmente diventata una vera agente con un compito
importante. Solamente più tardi, realizzò la verità: non sussisteva
alcuna missione vitale nello starsene rinchiusa da sola in una
stanza a controllare e riprodurre su un registratore dalle sembianze
di un enorme topo dalle grandi orecchie, le stupide ed irrilevanti
immagini del muro e dintorni.
Avrebbe dovuto interpretare diversamente i
risolini e i cenni d’intesa dei suoi capi durante l’assegnazione del
compito a lei riservato. Non si era trattato di una missione ma di
una maniera poco simpatica di liberarsi della sua scomoda presenza.
Pedina, il nome scelto per lei, era adeguato a rappresentare il suo
ruolo poco influente: l’ultima, scomoda, la meno determinante nel
grande gioco degli scacchi.
Pedina -
Incipit
Pedina
Parte 1