Quella sera un furgone giunse nel campeggio, par-cheggiando non
molto distante. Quattro persone, due ragazzi e due ragazze scesero
stiracchiandosi. Si av-viarono verso la ripida discesa che
delimitava il ter-mine del parcheggio offrendo una vista verso il
mare. Stettero a lungo a guardare il panorama. Quando si accorsero
di Floriano, una delle ragazze si staccò dal gruppo avvicinandosi.
«Anche tu sei campeggiato qui?» chiese presen-tandosi. Il suo nome
era Miriam.
Floriano annuì mentre la ragazza osservava con attenzione la
casetta. «Dove l’hai acquistata?» chiese con interesse.
«Non l’ho comperata» rispose. «L’ho costruita da solo.»
«Bella!» considerò la ragazza. Anche gli amici os-servavano a
distanza ogni particolare.
«Mi piacerebbe avere una simile struttura» confidò Miriam. «Ci
leverebbe molti problemi nei viaggi.»
I suoi amici senza prestare molta attenzione si di-ressero verso il
furgone, estraendo la tenda per instal-larla.
La giovane età di Miriam, non oltre i vent’anni, i capelli biondi
fluidi e l’esile corporatura le conferiva-no una certa prestanza.
Rimase accanto a Floriano, guardandolo con interesse. I suoi occhi
sembravano attratti dal suo sguardo come se lo conoscesse da molto
tempo. Tentava senza successo di portare alla memoria quando fosse
accaduto di incontrarlo. Ogni tanto mostrava un sorriso sul suo
viso, all’apparenza, senza ragione alcuna.
«Noi siamo quattro amici» spiegò chinando il capo. «Stiamo compiendo
un viaggio insieme per verificare se sia possibile diventare più che
amici.»
Floriano annuì all’insolita unione di gente all’apparenza così
differente. Non era normale non scambiarsi tra loro uno sguardo, una
qualsiasi effu-sione. Sembrava una gruppo assemblato a caso come se
si fossero conosciuti il giorno prima.
«Ti dispiace se mangiamo insieme questa sera?» chiese Miriam. «Tra
poco i ragazzi accenderanno il fuoco e potresti rimanere insieme con
noi. Non te ne staresti qui da solo.»
Annuì accettando l’invito.